Lo stato nutrizionale dei pazienti oncologici può essere correlato ad un maggiore tasso di sopravvivenza: ecco quando e perché.
Dimmi cosa mangi e ti dirò quante possibilità avrai di guarire dal tumore. Si può sintetizzare così la conclusione di un interessantissimo studio tutto italiano, presentato al congresso dell’American society of clinical oncology (Asco) in corso a Chicago e coordinato da Rossana Berardi, ordinario all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica Oncologica dell’Aou Marche, e dal suo team. Vediamo nel dettaglio cosa si è scoperto.
Lo studio in questione ha coinvolto decine di pazienti affetti da tumore polmonare non a piccole cellule, trattati con immunoterapia. In particolare, ricercatori sono andati a valutare lo stato nutrizionale misurando uno score, chiamato Conut, ed esaminando lo stato di sarcopenia mediante un questionario denominato Sarc-F e la composizione corporea. Tecnicismi a parte, l’aspetto cruciale messo a fuoco riguarda la possibilità di adottare una dieta ad hoc per costruirsi un vero e proprio scudo anti-tumore.
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Come spiegato dagli esperti, il calcolo del Conut si basa sui livelli ematici di tre parametri ben precisi e può identificare la presenza di una malnutrizione lieve, moderata o severa, che può correlarsi con la prognosi dei pazienti. Il Sarc-F, invece, è uno strumento che consente la diagnosi di sarcopenia (calo di massa muscolare e forza). Monitorando 69 pazienti, i ricercatori hanno dimostrato come uno stato nutrizionale migliore, secondo la valutazione con lo score Conut, sia correlato ad una maggiore sopravvivenza (17,5 mesi contro 4,8), senza progressione della malattia (8,22 mesi contro 3,78) nei pazienti trattati con immunoterapia.
Non è tutto: i partecipanti che assumevano più di 20 grammi di fibre al giorno presentavano un più alto tasso di sopravvivenza senza progressione della malattia (4 mesi in più rispetto a chi non le assumeva) e anche quelli che erano a più basso rischio di sarcopenia mostrano una maggiore sopravvivenza (11 mesi di differenza) e sopravvivenza libera da progressione (quasi 5 mesi di differenza).
“I risultati dello studio – ha rimarcato la prof.ssa Berardi – dimostrano quanto uno stato nutrizionale buono e un adeguato apporto di fibre possa essere determinante per i pazienti con tumore polmonare e candidati a immunoterapia. E ancora: “Un’attenzione speciale a questo aspetto, in collaborazione multidisciplinare con i nutrizionisti, può consentire pertanto di raggiungere migliori risultati con la terapia”.