Il sistema previdenziale italiano, con le sue regole e le sue eccezioni, rappresenta un vero e proprio labirinto per molti lavoratori che si avvicinano all’età della pensione.
Tra questi, vi sono coloro che hanno iniziato la loro carriera lavorativa dopo il 1996 e si trovano a dover navigare tra diverse opzioni per massimizzare i propri diritti pensionistici.
Dal 1996, il panorama previdenziale italiano si è diviso in due grandi aree: da una parte i soggetti la cui carriera contributiva è iniziata prima del fatidico anno, dall’altra quelli che hanno iniziato a versare contributi successivamente.
Questa distinzione non incide solo sul calcolo dell’assegno pensionistico, ma anche sulle possibilità di accesso alla pensione anticipata o ad altre forme di uscita dal mondo del lavoro.
In pensione nel 2025 con 30 anni di contributi: un esempio
Renato rappresenta un esempio lampante delle difficoltà incontrate dai lavoratori nell’orientarsi tra le maglie della legge previdenziale. Con 63 anni d’età e 29 anni di contributi alle spalle, Renato si trova davanti a una decisione cruciale: riscattare o meno periodi come quello universitario o il servizio militare per raggiungere prima la soglia dei requisiti necessari per andare in pensione.
La possibilità di accedere alla pensione anticipata attraverso il riscatto di periodi non lavorativi sembra allettante ma nasconde insidie non indifferenti. Per chi come Renato è un “contributivo puro”, ovvero ha versato tutti i suoi contributi dopo il 1996 senza interruzioni significative nella sua carriera lavorativa, l’opzione del riscatto potrebbe comportare più svantaggi che vantaggi.
Riscattando l’anno del servizio militare o gli anni universitari, infatti, Renato perderebbe la possibilità di accedere alla cosiddetta “pensione anticipata contributiva“, dovendo così attendere fino ai 67 anni per poter uscire dal mondo del lavoro con un trattamento economicamente più vantaggioso.
Il dilemma affrontato da Renato riguarda quindi non solo l’aspetto temporale dell’uscita dal mondo del lavoro, ma anche quello economico-finanziario legato al costo dei riscatti. Riscattare gli anni universitari potrebbe sembrare una buona idea per aumentare il montante contributivo su cui verrà calcolata la futura pensione; tuttavia, considerando l’elevato costo del riscatto ordinario (non agevolato per periodi antecedenti al 1996) e l’impossibilità di accedere a forme anticipate di pensionamento, questa opzione richiede un’attenta valutazione.
Ogni lavoratore si trova davanti a scelte complesse quando deve orientarsi nel sistema previdenziale italiano. Le decisioni vanno ponderate attentamente valutando pro e contro delle varie opzioni disponibili tenendo sempre presente che ciò che può essere vantaggioso per alcuni potrebbe non esserlo altrettanto per altri.